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Tratto da Amapola e la finestra magica, favola per grandi che vogliono crescere di Caterina Civallero (2019 su Amazon anche in ebook): “Ci sono immagini che si lasciano cogliere nella loro interezza solo quando ci si porge al loro cospetto contemplandole alla giusta distanza. Non troppo vicino non troppo lontano. 

Come quando sei al Musée d’Orsay a Parigi e osservi il magnifico capolavoro Pèlerins allant à La Mecque*. È una tela particolarmente imponente, il pubblico di solito è molto colpito dall’effetto suggestivo prodotto dal lungo corteo che avanza verso lo spettatore, e per quanto ci proverai non riuscirai a resistere alla tentazione di contare il numero di cammelli e personaggi presenti nel dipinto. 

Ci potrai riuscire solo se ti allontanerai dall’opera un po’ ma non troppo. Quando osserverai sarai rapito dalla potenza dell’immagine, e conterai, come fanno tutti, mentalmente. Cosa non ti sarà chiaro subito, ma avrai la sensazione che c’è qualcosa di particolare da comprendere in quel quadro. Quasi come a cercare di capire chi manca, continuerai a osservare e, a un certo punto, sarai parte della carovana.

Se ti allontanerai troppo uscirai dal viaggio perdendoti lo splendore che Léon Belly aveva riservato a coloro che sapeva avrebbero visto. Se sarai troppo vicino entrerai di colpo nel deserto, sarai lì, pellegrino fra i pellegrini, e non potrai più vedere chi manca perché sarai diventato interprete. 

Ci sono opere che ti afferrano delicatamente per il bordo della maglia o per il bavero della giacca e ti rapiscono temporaneamente, dolcemente.

Amapola è un pellegrinaggio iniziatico.

Stai per compiere un viaggio, un viaggio guidato: attraverserai il deserto, di giorno e di notte, momenti entrambi molto faticosi poiché il deserto è territorio ostile magico e simbolico. Insieme carezzeremo il pelo di un’orsa che può essere veramente feroce e seguiremo le orme di un bisonte che apparentemente sembra mite. Rapaci dal piumaggio ramato voleranno sopra le nostre teste e nel percorrere le caselle di questo itinerario lanceremo dadi invisibili, che libereranno numeri e combinazioni curiose.

Passerai accanto ai posti più belli che la natura ha da offrire. Ho viaggiato per il mondo e li ho cercati per te.

Li riconoscerai o forse no, ma sono certa che non li dimenticherai. 

Ogni volta che entrerai nelle pagine di questo libro, ti troverai di colpo a scoprire che sei in un luogo che conosci da sempre, e sentirai che lo scenario che ho colorato per te è solo una delle suggestioni create per accompagnarti all’ingresso di uno spazio sacro. Attraverso i colori e i suoni della mia favola, se ti soffermi, lo potrai vedere e sentire gemere in te. Ti condurrò verso una dimensione che conosci da sempre e che mai hai smesso di ricordare. La memoria è come l’argento buono, va spolverata ogni tanto. Con il panno giusto può tornare a brillare come la luna che in ogni pagina continuerà a brillare per tenere accesa la luce sulla scena più importante: il tuo cammino.

Rileggi questa favola e leggila alle persone che ami, anche ai tuoi bambini, o agli anziani che non riesci più a contattare con le parole e il dialogo razionale. Quando entrano nel dedalo della loro mente perdendo il capo del filo che li avrebbe condotti da Arianna, quando si smarriscono e restano prigionieri del loro Minotauro interiore occorre sussurrar loro, pazientemente, l’unico suono che sanno riconoscere e di cui si fidano: l’amore.

Leggi loro quanto ho scritto, anche aprendo il libro a caso. Se conosci qualcuno che soffre, che sta attraversando il deserto da solo, vai a trovarlo, siediti al suo fianco, chiedi il suo permesso, e leggigli qualche pagina. L’anima degli innocenti riconosce il luccichio del filo magico che si ricuce alla trama dell’universo. Le anime semplici si beano e si nutrono di semplicità. Amapola creerà un ponte magico fra te e chi vuoi raggiungere. Creerà raccordi e snodi, ricami perfetti, congiunture innesti e piste. E permetterà al tuo percorso di giungere a ciò che stai cercando, qualunque cosa sia”. 

*Pellegrini verso la Mecca: Léon Belly, per la sua meravigliosa opera, sceglie di riprodurre su una tela di un formato particolarmente imponente un soggetto ambizioso. L’opera, vero e proprio capolavoro della pittura orientalista, descrive una carovana infinita in marcia nel deserto, diretta verso La Mecca, città santa dell’Islam e luogo di pellegrinaggio dei musulmani. Al Salon del 1861 Belly riceve una medaglia di prima classe, il più prestigioso riconoscimento. 

Dedico questo post a Mohamed, amico di lunghe conversazioni ispirate alle forze dalla natura, conosciuto fra le sabbie del deserto e mai dimenticato. 

Un giorno, quando eravamo seduti sugli scogli, i piedi penzoloni a sfiorar il pelo d’acqua di seta, i pesci sotto di noi a sbocconcellare il pane che gettavamo alle acque gli chiesi: “Mohamed sei mai stato alla Mecca?”. Lui abbassò la testa nelle spalle e disse: “non ancora, costa molti euro andare a la Mecque…”. Trovai magico il sospiro che fece prima di rispondere e magnifica la sua conversione del discorso nella mia moneta perché io potessi comprendere. Guardai i pesci a lungo prima di chiedere ancora: “e dov’è la Mecca?”. Mohamed mi guardò stizzito, come se avessi posto una domanda dalla risposta scontata, alzò un braccio indicando con la mano un punto in mezzo al mare e, come se lì ci fosse qualcosa, mi disse: “è lì!” 

A presto Mohamed, un giorno verrò a trovarti, e ti troverò fra gli uomini della carovana diretta alla Mecca.