Ho chiesto a Marisa Balducci di raccontarci qualcosa di sé: “Sono una donna di 53 anni e lavoro come impiegata in un’azienda che opera nel settore ortofrutticolo. Amo vivere la montagna in estate e il mare in inverno. L’amore per la lettura nasce in età adulta durante una vacanza in solitaria, da allora fino a oggi la mia libreria conta oltre duecento romanzi.

La passione per la scrittura arriva inaspettata dopo aver frequentato il corso “Scrivo il mio libro” ideato e condotto da Caterina Civallero con la partecipazione di Alessandro Zecchinato. Ho scoperto che scrivere mi svuota e mi riempie. Mi siedo alla scrivania, accendo il computer e con un sottofondo musicale mi lascio trasportare.

Fino a qualche mese fa non avrei pensato di arrivare a pubblicare un articolo e ora che questa possibilità diventa realtà è per me un primo traguardo ma soprattutto un trampolino di lancio.”

Durante i corsi di scrittura, che normalmente avvengono on-line, si formano gruppi di lavoro davvero incredibili. Ogni volta osservo con curiosità le coincidenze che permettono a certe persone di essere presenti a una sessione piuttosto che a un’altra e mi diverto a collegare i comuni denominatori che ne regolano i rapporti. Un corso di gruppo, a differenza della validissime sessioni individuali, offre la possibilità di creare un campo morfico di eccezione che persiste anche a corso concluso. Insieme ad Alessandro Zecchinato creiamo ogni volta degli esercizi la cui correzione, che avviene da parte nostra, richiede un accurato editing capace di mostrare e insegnare quali errori evitare e come impostare correttamente la costruzione di una frase o di un’intera pagina. Nella presa in carico degli esercizi svolti ci rendiamo conto del livello di comprensione che la lezione, o la dispensa, è riuscita a generare e questo dato ci orienta a saper spiegare le cose in maniera sempre più efficace. Sono grata, e so di poterne parlare anche al plurale, a tutte le persone che hanno scelto di partecipare a un corso che offre il vantaggio di un follow-up attento e dinamico che non richiede scadenze e testimonia la sua validità nel tempo. Quando un partecipante arriva a pubblicare un proprio scritto siamo orgogliosi di aver contribuito alla realizzazione di un sogno, e mai come oggi sognare è determinante per evolvere.

Questi sono stati i presupposti con cui ho suggerito a Marisa Balducci di scrivere un articolo su Laura Ingalls, personaggio che durante gli esercizi svolti con le suggestioni è emerso dalla sua memoria rievocandole piacevoli ricordi. Buona lettura.

LAURA INGALLS
di Marisa Baducci

     «Ci sono serie televisive che rimangono nella mente e nel cuore di ognuno di noi; potrei citarne alcune, dai Jefferson alla famiglia Bradford per finire con Happy Days e Beverly Hills.

Sicuramente una delle più famose e seguite negli anni settanta era “La casa nella prateria”.

Ambientata alla fine del diciottesimo secolo narrava la quotidianità di una tradizionale famiglia americana che viveva in una fattoria sperduta nella campagna di Walnut Grove, nel Minnesota.

Tutti ricorderanno Charles Ingalls, sua moglie Caroline e le tre deliziose figliolette: Mary, Laura e la piccola Carrie; altri protagonisti di rilievo erano il dottore, il pastore religioso e la maestra. Indimenticabili l’insolente Nellie Oleson e sua madre Harriet che gestiva un negozio e, vista la sua curiosità, anche gli interessi privati di tutta la comunità.

            In pochi sapranno che Laura Ingalls è realmente esistita: nacque il 7 febbraio del 1867 nel Wisconsin da Charles e sua moglie Caroline: era la seconda di cinque figli: Mary, Laura Elizabeth, Caroline detta Carrie, Charles Fredericks che morì a soli nove mesi, e Grace.

Laura era una bambina felice, assorbiva l’affetto che le donavano i suoi genitori e soprattutto sperava di vivere un amore vero e puro come il loro. Nata in una famiglia di pionieri sempre alla ricerca di terre sconosciute da esplorare e coltivare, visse i suoi primi sette anni viaggiando da uno stato all’altro: Kansas, Iowa e Minnesota.

A causa degli innumerevoli traslochi non ricevette una corretta istruzione; solo quando si fermarono definitivamente nel territorio del Dakota poté frequentare la scuola. A pochi mesi dal suo sedicesimo compleanno accettò un lavoro da insegnante: mansione che terminò due anni dopo quando decise di sposare Almanzo Wilder di dieci anni più grande di lei: all’epoca a una donna sposata non era permesso insegnare.

Da quell’unione nacquero due figli: Rose e un maschio di cui non ho rintracciato il nome che morì pochi giorni dopo la nascita.

I primi anni di matrimonio furono difficili. Dopo la morte del loro unico figlio maschio una grave malattia colpì il signor Wilder paralizzandolo per lungo tempo. Riacquistò l’uso delle gambe ma dovette camminare con l’aiuto di un bastone per il resto della sua vita.

Altri sfortunati eventi colpirono la famiglia di Laura: due incendi a poca distanza l’uno dall’altro distrussero prima il fienile e poi la loro casa; inoltre la siccità compromise il raccolto azzerando i loro guadagni. Si ritrovarono così indebitati, malati e incapaci di guadagnarsi da vivere.

In cerca di una svolta positiva si trasferirono in Florida, un luogo che si rivelò sfavorevole per la salute del signor Wilder a causa del clima molto umido.

            Altri due spostamenti li portarono prima nel sud Dakota e poi nel Missouri dove, con i pochi risparmi di cui disponevano, versarono l’acconto per l’acquisto di una fattoria. Cominciò un altro periodo di duro lavoro e poco guadagno. Acquistarono una grossa quantità di legna da ardere nella speranza di trarre dei buoni profitti, ma così non fu. Piantarono alberi di mele e, mentre attendevano che dessero i primi frutti, un grande aiuto finanziario da parte dei genitori di Almanzo li sollevò dalla criticità in cui si trovavano.

Con le cure appropriate le piante cominciarono a diventare produttive; Almanzo e Laura acquistarono degli animali e in pochi anni quella che era una fattoria sgangherata divenne un’azienda agricola con un grande frutteto, un allevamento di pollame e un caseificio. Non si arricchirono ma i guadagni diedero loro una vita agiata e popolarità.

 

 

 

 

 

Laura, nel frattempo, iniziò a collaborare con un quotidiano locale scrivendo articoli su vari argomenti: ricette di cucina, lezioni di cucito e consigli sulle coltivazioni.

I lettori cominciarono a conoscere il suo nome e lei scoprì nella scrittura una dote nascosta pronta a emergere con un’opera più impegnativa.

Era il 1929: dopo la morte dei suoi genitori e della sorella Mary il crollo finanziario li portò sul lastrico e dietro consiglio della figlia Rose, divenuta giornalista, cominciò a scrivere la storia della sua infanzia vissuta nelle praterie: il tutto contenuto in un diario intitolato “Pioneer Girl”.

Laura continuò ad alimentare la sua passione per la scrittura fino a che, nel 1932 all’età di 65 anni, pubblicò il suo primo libro: “Little house in the big Woods” che narrava in modo semplice e scorrevole la sua vita a partire dall’arrivo a Walnut Grove, dopo il lungo viaggio a bordo di un carro.

Raccontando di sé descrisse la quotidianità della sua famiglia: il duro lavoro di suo padre, intere giornate trascorse nei campi per salvare i raccolti a rischio di essere rovinati dalla siccità o dalle tempeste, le zuppe calde che cucinava sua madre e i meravigliosi vestitini che cuciva per lei e le sue sorelle. Descrisse le corse nei prati alla ricerca di tutti gli animaletti che ne facevano parte, le feste del paese, lo zucchero filato, le litigate con Nellie, le indimenticabili serate passate davanti al focolare ad ascoltare la musica del violino di suo padre e l’aroma del tabacco della sua pipa, che a lei tanto piaceva.

La giornata più bella era la domenica: tutti insieme sul carro si recavano in chiesa per ascoltare la funzione che il pastore recitava nel rispetto di Dio e dei suoi fedeli.

In pochi anni Laura diventò una scrittrice affermata e stimata, pubblicò otto volumi, l’ultimo all’età di 76 anni. I suoi libri furono tradotti e stampati in più di 40 lingue. Lei stessa, all’epoca, si stupì di tanto successo.

Morì il 10 febbraio del 1957, tre giorni dopo il suo novantesimo compleanno.

Dopo la morte le sue storie fecero ancora il giro del mondo e i suoi romanzi furono ristampati più volte.

Nel 1974 un produttore televisivo decise di trasformare i suoi libri in una serie televisiva, in collaborazione con l’attore e regista Michael Landon che interpretò il ruolo del signor Ingalls.

La prima puntata andò in onda in America nel settembre dello stesso anno conquistando il pubblico.

In Italia arrivò nel mese di marzo di tre anni dopo e fu subito un successo: le famiglie si radunavano sul divano per seguire gli episodi e le vicissitudini della comunità di Walnut Grove; ognuno di noi, chiudendo gli occhi, può ricordare i visi degli interpreti o una scena che più gli è rimasta nel cuore.

Per qualche minuto chiudo i miei riuscendo a visualizzare il viso sbarazzino di Laura, le sue trecce e il suo sorriso, lo sguardo dolce e sereno di Mary, la piccola timida Carrie, che si nascondeva dietro il gonnellone di una madre fiera delle sue figlie e infine Charles che oltre a essere un bell’uomo era anche un buon marito e padre.

Nel 1984 venne trasmesso l’ultimo episodio della serie. Laura e Mary ormai adulte avevano formato una loro famiglia abbandonando la casa natale: tra le lacrime e i sorrisi dicemmo addio a quella famiglia che ci aveva tenuto compagnia per nove lunghi anni.

Gli stessi episodi sono stati riproposti negli anni a seguire permettendo alle nuove generazioni, figli di una tecnologia al galoppo, di fare un salto nel passato, in un mondo a loro sconosciuto e irreale.

Dal signor Ingalls abbiamo imparato molto: soprattutto ci ha insegnato con la saggezza di uomo d’altri tempi ad amare e aiutare il prossimo; morale che di questi tempi si è un po’ dimenticata.

Se dovessimo incappare, in futuro, in un ostacolo o una decisione importante da prendere, fermiamoci, respiriamo profondamente e chiediamoci come si comporterebbe Charles se si trovasse nei nostri panni.»

Editing: Alessandro Zecchinato

            Il compito è stato eseguito magistralmente. Marisa Balducci svolge una professione molto distante dal mondo editoriale ma la passione per la scrittura l’ha sostenuta nel compito di costruire un articolo armonico. Per arrivare a essere giornalisti di successo la strada da percorrere è ancora lunga ma per iniziare a impostare un testo le regole di base sono state rispettate.

Trovo curiosa la somiglianza fra la foto scelta per l’articolo e il personaggio di Laura Ingalls; un caso?

Buon lavoro Marisa, a presto.

 

 

 

Caterina Civallero si occupa di benessere da circa quarant’anni. Diplomata Economa Dietista, Facilitatrice di Psych-K e di Psicogenealogia Junghiana, organizza e gestisce corsi, seminari, e percorsi individuali per favorire la diffusione di un messaggio semplice e fruibile mirato all’autogestione consapevole. Scrive da anni su alcuni giornali online articoli, recensioni, storytelling. Gestisce il blog caterinacivallero.com e negli ultimi cinque anni ha pubblicato, e co-pubblicato, undici libri.

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