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La differenza fra favola e fiaba

di Alessandro Zecchinato

C’era una volta una fiaba. No, ricominciamo: c’era una volta una favola.

Ma una volta c’era una fiaba o una favola? che differenza c’è, direte voi?

C’è.

Anche se nell’accezione comune i due termini vengono perlopiù usati come sinonimi, in realtà pur avendo alcuni aspetti simili sono generi letterari piuttosto diversi.

La favola generalmente è piuttosto breve, ha quasi sempre come protagonisti animali umanizzati (pensate alle favole di Esopo e Fedro, poi riprese dai fratelli Grimm) e vuole, non troppo velatamente, veicolare un messaggio etico o una morale. La morale della favola appunto.

Chi di voi ha visto i film di Bud Spencer e Terence Hill riconoscerà sicuramente questa storiella che mi accingo a raccontare, ovviamente a parole mie, per quanto mi ricordi.

Un giorno freddo d’inverno un giovane uccellino cadde dal nido nella neve fresca, mentre fischiava la tormenta, spezzandosi un’ala. Egli si disperava “povero me, morirò presto assiderato!” quando una mucca che era nei pressi lo vide, si avvicinò, si girò di schiena e gli lasciò cadere addosso una montagna di sterco caldo fumante. L’uccellino si disperò ancora di più “non bastava il freddo, ora anche la merda, quanto sono sfortunato, ahimè!” Ma una volpe di passaggio lo sentì, lo vide, lo tolse dallo sterco fumante: l’uccellino era felice, finalmente qualcuno si stava prendendo cura di lui. Ma dopo averlo ben pulito, la volpe se lo mangiò in un boccone. La morale? non tutti quelli che ti mettono nella merda lo fanno per farti del male e non tutti quelli che ti tolgono dalla merda lo fanno per farti del bene!

Bene, questa è una favola.

La fiaba invece è un racconto più lungo e complesso, dove spesso i protagonisti sono principi e principesse, giovani poveri ma onesti e ricchi potenti e subdoli, i cattivi sono cattivissimi e la magia gioca un ruolo importante.

Nella fiaba c’è quasi sempre un viaggio, una trasformazione di qualcosa o qualcuno, un inganno, e c’è sempre la magia con un ruolo fondamentale nella narrazione. Che si tratti della strega malvagia o del mago saggio che come un deus-ex-machina risolve una situazione impossibile, il soprannaturale è sempre presente.

La fiaba si presta a molte chiavi di lettura, spesso vuole trasmettere in modo più o meno ermetico degli insegnamenti morali etici o filosofici, o più semplicemente delle regole di vita; queste chiavi di lettura sono come gli strati di una cipolla: tralascio in questa trattazione gli insegnamenti alchemici delle fiabe perché ci porterebbero troppo lontano. Un esempio eclatante di fiaba moderna è la saga di Star Wars, soprattutto il primo film. La fiaba ha uno schema piuttosto complesso, con ruoli ben definiti e quasi sempre presenti, come descritto in modo accurato in Morfologia della Fiaba dal linguista e antropologo russo Vladimir J. Propp, testo che consiglio di leggere a chi volesse approfondire l’argomento.

Secondo Propp tutte le fiabe sono variazioni sul tema di un’unica fiaba fondamentale: chi siano i personaggi non conta, bensì contano le funzioni che essi svolgono.

Nelle prossime righe userò il corsivo per indicare delle parole che nel suo studio sono le funzioni vere e proprie, come le ha definite lui.

Sicuramente in ogni fiaba avremo un eroe (che può essere ricercatore o vittima), un cattivo, un mandante, un donatore, un aiutante, una figlia del re, e un falso eroe. Questi “concetti” simbolici svolgono delle precise funzioni nell’economia della trama.

Nella fase preparatoria degli avvenimenti raccontati ci sarà un allontanamento del protagonista dalla famiglia, o dal gruppo di cui fa parte, gli verrà imposta una proibizione che verrà violata, in seguito a ciò il cattivo procederà ad una investigazione; qualcuno tradirà l’eroe e la sua delazione porterà il cattivo di turno a mostrare tutta la sua perfidia tentando di ingannarlo; la complicità o la sciagura preliminare sono i momenti in cui la vittima aiuta involontariamente il cattivo cadendo nel tranello o accetta di subire il patto o il ricatto.

Nell’esordio della vicenda avremo le seguenti funzioni: un danneggiamento o una mancanza, in cui il cattivo provoca un grave danno (o torto o lesione) a qualche membro della famiglia, oppure ad essa manca qualcosa di importante o l’eroe desidera qualcosa di importante; il momento di connessione è quello in cui si verifica questo danneggiamento o mancanza e l’eroe viene inviato o lasciato andare, oppure riceve un ordine o un invito.

A questo punto (l’eroe se ricercatore acconsente o decide di reagire, se vittima subisce) abbiamo il momento della partenza. Ora entra in scena il donatore, che darà al nostro amico un mezzo magico o un aiutante (singolare in questo contesto l’analogia con “gli Alleati” dello sciamanesimo tolteco e gli “aiutatori invisibili” della teosofia); la prima funzione del donatore è di mettere alla prova l’eroe per il conseguimento dell’aiuto magico, la reazione dell’eroe positiva o negativa gliene permetterà o impedirà l’ottenimento.

Ora entriamo nel culmine della fiaba, dove il protagonista raggiunge o viene portato nel luogo dove avverrà la lotta con l’antagonista, verrà marchiato come eroe e il cattivo verrà vinto ottenendo la riparazione del danno o la risoluzione della mancanza.

Alcune fiabe si concludono col ritorno dell’eroe, che viene perseguitato prima di salvarsi o essere salvato: in tal caso si salta direttamente al punto finale, chiamato da Propp “le nozze“. Molte fiabe invece proseguono come in una sorta di “loop” con un nuovo danneggiamento (o mancanza) ripetendo tutto il percorso già descritto: nuova partenza, nuovo ottenimento del mezzo magico, nuovo trasferimento al luogo di destinazione dove avvengono alcune funzioni nuove. L‘arrivo dell’eroe è in incognito, oppure non viene riconosciuto; il falso eroe accampa pretese infondate; al vero eroe verrà affidato un compito molto difficile che riuscirà ad assolvere; a questo punto l’eroe verrà riconosciuto e sarà smascherato il cattivo.

L’ultima conclusione comprende la trasfigurazione ossìa il nostro eroe assume un nuovo aspetto; il falso eroe o il cattivo subiscono la giusta punizione; e con le nozze e incoronazione l’eroe si sposa e viene incoronato re. Siamo al proverbiale “…e vissero felici e contenti”, come i miei lettori dopo aver finito di leggere questo articolo.

Fonti utili Morfologia della fiaba, Vladimir J. Propp, Ed. Einaudi

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Caterina Civallero

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