Solo quando sto scrivendo una lettera, o eseguo un esercizio didattico, per espandere la coscienza mi rapporto veramente con me stesso: nell’atto di stendere una descrizione, di condurre un discorso e nel tentativo di spiegare su un foglio di carta quali siano le mie emozioni io sono colui che scrive e contemporaneamente colui che detta e che legge. Mentre scrivo sono alle prese con le parole e contemporaneamente incontro la mia creatività: i miei due emisferi cerebrali (femminile e maschile, ovvero logica e analogica) si misurano, dialogano, si contattano. Trinità e dualità si moltiplicano in un fenomeno a 3D che alimenta e traduce in forma e movimento il mio caleidoscopico bagaglio personale.

In ogni aerea del cervello sono istituite stazioni neuronali capaci di mescolare e integrare i pensieri e trasformarli in immagini e azioni potenziali prima ancora che possano divenire movimento.

L’incontro fra pensieri ed emozioni attiva e amplifica la mia capacità cognitiva e immaginativa: scrivo e mi sposto all’interno di me per incontrare l’universo.

Mentre compongo un brano e una semplice frase affermo o nego, mi sposto nel tempo; uso i verbi come fossero un cursore sullo schermo e mi oriento fra passato, presente, futuro; entro nel mondo delle ipotesi, tocco il concetto di surreale, creo, invento ma soprattutto mi connetto al concetto divino del Tutto.

Inconscio connettivo potrebbe essere rinominato oggi ciò che a partire da Jung è stato descritto come il tessuto organizzativo che descrive, orienta e struttura l’umanità. Siamo permanentemente connessi all’immagine che abbiamo di noi e del nostro mondo e poiché scrivere spalanca le finestre sul mondo intero ecco emergere, durante la scrittura, pensieri che non avevamo ancora incontrato e soluzioni inedite per problemi che sembravano inattaccabili. È come scrostare una parete eliminando vecchi intonaci e scoprire che dall’altra parte di una crepa esiste una stanza, un locale o uno spazio che ancora non abbiamo esplorato e che possiamo decidere di abitare, sperimentare, arredare.

Scrivere come forma di liberazione delle emozioni riorganizza lo spazio emotivo che abbiamo a disposizione e automaticamente muta il ruolo che occupiamo per noi stessi, la società, la famiglia. Quando scriviamo espandiamo la coscienza e diventiamo Dio. Alcuni pensatori hanno avanzato l’ipotesi che Dio sia una creazione dell’uomo che teme la solitudine. Senza accezioni religiose potremmo immaginare Dio come colui che ci guarda e che arbitra sulle nostre azioni. Il concetto che abbiamo di Dio è lo spazio che ci consente di muoverci e le regole con cui ci è possibile spostarci. Agire è creare accordo con il nostro Dio interiore che ci osserva proprio mentre stiamo scrivendo.

Nei corsi di scrittura creativa insegno come esplorare il delicato territorio dell’editoria auto-terapeutica usando la cognizione di causa e le leggi della natura. Lo stile con cui componiamo un brano, o un semplice pensiero, articolato con una frase e le sue subordinate, esprime il punto in cui ci troviamo emotivamente nel momento preciso in cui ci stiamo esprimendo. Lo scritto diviene una fotografia dell’animus e consente una lettura diagnostica delle fragilità e dei miglioramenti che possiamo valutare rispetto alle nostre esigenze.

Scrivere con una finalità (che può riguardare il nostro rapporto verso il cibo, la salute, il lavoro, la famiglia) diventa quindi una forma di ristrutturazione evolutiva; quando facilito una mappa narrativa entro nel mood operativo della persona che desidera raggiungere il proprio obiettivo o ricontattare un groviglio psico-bio-genealogico lasciato in sospeso. Siamo tutti figli delle esperienze di una famiglia che matura nel tempo e che ci offre il proprio sapere acquisito in precise epoche storiche. Così la vita distilla goccia a goccia da un alambicco vivente che viene alimentato dal fuoco della vita e trasmette alle generazioni successive condensati di esperienze e strumenti per la sopravvivenza. Raccontarla e poi rileggerla ci consente di valorizzare i doni più preziosi che ci giungono con il diritto di nascita e quando, con precisa intenzione, ci soffermiamo a riscriverla ecco nascere opportunità di evoluzione psichica che gemevano sotto il silenzioso aspetto di braci inerti che, a dispetto del tempo, attendono solo un alito d’aria per tornare a infuocarsi d’oro.

Caterina Civallero

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