C’è tantissima differenza fra le esigenze alimentari di un bambino in età scolare, un adulto maschio, una donna, e un anziano, eppure quando le tre generazioni si incontrano per il pasto domenicale in famiglia tutti mangiano la stessa quantità di cibo e i piatti di servizio passano da uno all’altro mentre le porzioni prelevate dai vassoi sono equivalenti.

Uomo e donna hanno esigenze fisiche differenti: normalmente c’è una diversità di altezza che va dai 10 ai 20 cm e una differenza in peso dai 20 ai 30 kg in più, salvo eccezioni ovviamente. Di sicuro non sarebbe giustificato che una donna di 58-68 kg di peso possa sedersi a tavola e mangiare una pizza esattamente identica a quella del suo compagno che di chili ne pesa, probabilmente, circa 75-95. In un contesto del genere o lei sta mangiando troppo o lui troppo poco. Queste immagini, o esempi, devono farci riflettere. Consapevolizzarci su quali siano le nostre esigenze fisiologiche è sicuramente il primo passo.

Una visita sul sito del Ministero della Salute ti può dare una breve ma esaustiva spiegazione generica di come approcciarti alla tua alimentazione. Generica poiché non tiene conto di importanti fattori e caratterizzazioni che hai solo tu, motivo per il quale suggerisco sempre di rivolgersi a un professionista per la verifica alimentare. Sarebbe opportuno rivolgersi a un esperto di nutrizione prima di trovarsi in sovrappeso o sottopeso.

Una volta entrati nel mondo dell’adolescenza in procinto di aprire le porte alla vita mondana, fatta di feste, aperitivi e pizzate, dobbiamo assolutamente misurarci con l’argomento alimentazione.

Fino al momento in cui la vita alimentare è spesa in famiglia siamo tutelati dalle informazioni nutrizionali dispensate dalla scuola, dal pediatra e dai genitori, che sono stati a loro volta formati sul tema sia dai professionisti che gravitano intorno al nucleo familiare sia dalle nozioni salutistiche che loro stessi applicano per la gestione del loro benessere.

Questo comportamento, che viene definito prevenzione, (anche se il termine in sé porta insidie, poiché si contraddice nella sua stessa natura[1]), sta a significare che per evitare danni irreparabili alla nostra salute dobbiamo evitare abusi.

Io preferisco sostituire il termine prevenzione con il termine verifica, e suggerisco che venga effettuata nei grandi passaggi ormonali e generazionali:

  • Allo sviluppo sessuale (che grossomodo coincide con una vita più disinvolta fatta di feste e uscite con gli amici);
  • Alla maternità;
  • Alla menopausa o andropausa;
  • Nella terza età.

Aggiungerei una parte a sé per gli episodi straordinari che possono, ahimè, accompagnarci nella vita:

  • Degenze ospedaliere per traumi o malattie;
  • Pre e post ricovero per interventi chirurgici;
  • In occasione di malattie inattese e nella comparsa di patologie rare, infauste e autoimmuni.

Ogni situazione richiede un atteggiamento mirato.

In ogni fase della nostra esistenza dobbiamo comprendere quali insidie minacciano la nostra salute e cercare di conoscere il valore nutritivo degli alimenti più adatti a noi.

Generalmente se ci nutrissimo usando materie prime e combinandole fra loro in forma cruda dove possibile, o con una brevissima cottura, potremmo avere qualche chance in più di evitare errori, ma abbiamo già visto quanto questo sia difficile e per molti impossibile.

Fra una merenda a base di verdura cruda e uno snack dolce e salato la competizione viene vinta sicuramente dalla seconda scelta, purtroppo! Sono rarissime le persone che sceglierebbero la prima, ed è per questo motivo che fare i conti con una sana alimentazione diventa problematico.

Ho ascoltato un gran numero di persone che riportavano problemi di digestione quali gastrite, reflusso, sonnolenza dopo i pasti, stipsi, insonnia, ipertensione, riferire netti miglioramenti non appena cambiato lo stile alimentare.

Fortunatamente per registrare miglioramenti sullo stato di salute occorrono tempi brevi. Per qualche motivo il corpo è clemente nei nostri confronti, nonostante gli strapazzi a cui lo sottoponiamo.

Più avanti mi sbilancerò sulla questione della cottura dei cibi, ma qui voglio anticipare per sommi capi che un cibo che sosta in forno, o in padella, per più di 20 minuti, entra di diritto a far parte della categoria dei cibi poco sani. Lo stesso ragionamento vale per quegli alimenti che non esistono in natura e che ci ostiniamo a considerare equivalenti al latte: mi riferisco alle bevande proteiche per chi ha intolleranze al lattosio (e spero che nessuno me ne voglia) e a tutti quei prodotti che poco o nulla somigliano alla carne ma che senza averne pieno diritto sono esposti negli scaffali dei supermercati in sua vece. Se con un colpo di bacchetta magica scomparissero di colpo tutti i cibi dannosi dal pianeta ci resterebbe ben poco da mangiare.

Certe volte provo sconforto a guardare le tanto amate trasmissioni dedicate alla cucina! Ricette strabilianti impiattate con cura per sedurre occhi e palati esigenti sfoggiate su piatti immacolati contendendosi una vittoria che appena riscossa causerà l’inizio della perdita del nostro stato di salute. Detesto l’incongruenza e non posso fare a meno di sostenere che certi alimenti dovrebbero essere vietati, ma non avrei di che rispondere a quelle persone che si troverebbero di colpo scontentate nell’impossibilità di afferrare con i denti il loro piatto preferito.

Fra un pezzo di peperone o due gambi di sedano e un trancio di pizza o una fetta di torta al cioccolato, cosa sceglieresti per merenda?

Te la sentiresti di rinunciare per sempre a passare nella tua gelateria preferita per consumare merende più salutari?

Credo che la risposta sia negativa: l’educazione alimentare dovrebbe fare una tabula rasa di tutte le nostre abitudini, e certi cambiamenti radicali, di solito, sono poco apprezzati.

Se non sei disposto a rinunciare a un fumante piatto di pasta al forno, se il profumo di buono che arriva dalla teglia di melanzane alla parmigiana ti manda in estasi, capirai da solo che certi discorsi sono cause perse.

Per non gettare tutto alle ortiche si potrebbe decidere di creare il minor danno possibile scegliendo i piatti appena elencati solo straordinariamente; ma se per te significasse mangiarli ogni domenica dovremmo rivedere il significato del termine straordinario.

Tratto dal mio libro Un sorso e un morso

CATERINA CIVALLERO Consulente alimentare, facilitatrice in Psicogenealogia junghiana, scrittrice

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[1] Prevenire, in un sistema in cui è previsto l’imprevisto, contiene intrinsecamente il senso del paradosso.