Continua dall’articolo Siamo alla frutta | di Caterina Civallero

Se hai la fortuna di avere amici e parenti che vivono in campagna, e attraverso i ricordi di vita dei nostri nonni, avrai modo di verificare e potrai recuperare le sane informazioni alimentari che sono andate perse nel tempo. Il nostro tramite con questa realtà è l’ortolano che produce e vende: molti mercati creano un’area destinata ai coltivatori diretti e anche molte cooperative hanno punti vendita efficienti.

Sperimenta: se hai un balcone o una terrazza inizia con semplici piantine annuali di basilico, pianta i sempreverdi rosmarino e salvia, scopri cosa succede se semini un seme di nespola nella terra e cosa se invece semini semi di mela o ciliegia. Probabilmente non tutte le persone sanno che dal seme di alcune piante nasce la versione selvatica che poi va innestata con una qualità addomesticata. Non si tratta di OGM ma di innesto.

Comprendere quale vitalità sostiene una pianta da frutta potrebbe metterci maggiormente in contatto con la fonte energetica da cui tutto proviene.

Per questo motivo vivere di scatole, lattine, tubetti e sacchetti di cibo[1] non può essere sano nel concetto intrinseco del termine, così come un alimento da forno realizzato con farina bianca a cui è stata aggiunta crusca, sali minerali e semi, non può essere definito integrale. Integro e sano sono due valenze estremamente preziose, credo sia importante rivalutare la terminologia alimentare e conoscere quali passaggi medicali riceve il cibo che arriva alle nostre tavole.

Le piante di mela vengono trattate chimicamente circa 30 volte l’anno; stessa sorte riceve il pesco, la vigna con le sue uve e tutti gli altri frutti, e la verdura non è esente da questo approccio.

Per legge il coltivatore deve sospendere le medicazioni alcuni giorni prima della raccolta e questo dato dipende dalla potenza del farmaco[2] adoperato.

Comprendi l’importanza di conoscere queste informazioni? Nelle campagne in cui i contadini compiono la scelta di non somministrare veleni ai loro alberi da frutta questi si ammalano ancor più della norma poiché restano le ultime vittime a disposizione degli insetti e batteri che per vivere e riprodursi necessitano di un’abitazione confortevole e biologicamente pura.

Se passeggi fra i campi potrai riconoscere questi alberi a colpo d’occhio: sembrano flagellati da qualche pestilenza che ha arricciato e arrugginito le foglie, la frutta è marcia e non giunge a maturazione, è deforme o ammaccata: quella è frutta bio al 100%, ma è ovvio che nessuno la mangerebbe.

Riflettiamo. Le cose bisogna guardarle negli occhi.

[1] Tonno in scatola, marmellate, bibite, succhi di frutta, buste di insalata o minestroni surgelati, maionese, paté di olive.

[2] Anticrittogamici, pesticidi, antimuffa, anticocciniglia, prodotti contro la peronospora, cavallette, ragni rossi ecc.

Tratto dal libro Un sorso e un morso

Caterina Civallero

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[1] Tonno in scatola, marmellate, bibite, succhi di frutta, buste di insalata o minestroni surgelati, maionese, paté di olive.

[2] Anticrittogamici, pesticidi, antimuffa, anticocciniglia, prodotti contro la peronospora, cavallette, ragni rossi ecc.