Sevgi, una giovane donna turca, coinvolge le sue due care amiche Ada e Leyla a intraprendere un viaggio verso la cittadina di Ayvalik, sulla costa egea nord-occidentale della Turchia; Sevgi vuole provare una terapia alternativa, basata sulla gestione delle emozioni, a cui vuole affidarsi per guarire dalla neoplasia epatica di cui è affetta. Si tratta di Costellazioni familiari, un metodo di analisi e presa di coscienza della nostra storia familiare, finalizzato allo scioglimento dei blocchi emotivi derivanti da esperienze non concluse o al cui significato evolutivo non è stato concesso il giusto valore.

È così che tre donne coraggiose e disperate partono per riscoprire sé stesse e dare una nuova forma al proprio futuro, scoprendo vicende del loro passato che non possono nemmeno immaginare.

Il tema del viaggio, come giustificativo per incontrare il cambiamento, ricorre spesso nella cinematografia e anche nella vita di ognuno di noi: gli spostamenti sono sempre simbolici e attivano ritualizzazioni e ricordi catartici.

Da sinistra destra: Leyla, Ada e Sevgi. Immagine di Netflix.

 

Lo strumento della scoperta di un segreto, o la pacificazione di una ferita da abbandono, il disonore, le ingiustizie, le esclusioni, le privazioni e temi come la morte, la malattia, la guerra, i fallimenti, sono alla base di questa piacevole serie TV offerta da Netflix. Il focus delle puntate è il riconoscimento di un passato a cui non è stato dato peso; la guarigione delle sofferenze avviene attraverso l’ancoraggio con le esperienze irrisolte che vengono finalmente portate in luce e gestite all’interno del sistema familiare per diventare funzionali. Da esperta in questo settore posso affermare che l’argomento è stato trattato magistralmente e che ogni personaggio, creato dalla sceneggiatrice Nuran Evren Şit insieme al direttore della fotografia Gokhan Tiryaki, e i rispettivi attori diretti dal regista Burcu Alptekin, hanno interpretato il proprio ruolo con grande trasporto e centratura.

Qui puoi vedere il trailer in italiano.

PERCHÉ QUESTA SERIE TEVISIVA MI HA TOCCATA COSÌ PROFONDAMENTE?

Spesso mi viene posta questa domanda: cosa sono le Costellazioni Psicogenealogiche Junghiane, in cosa consistono?

Ci sono tanti modi di rispondere: normalmente, lasciandomi guidare dall’istinto, so se posso spingermi in spiegazioni dettagliate e molto precise o tenermi su una risposta più leggera, indicando che si tratta di un approccio adatto a chi vuole sperimentare il valore del campo energetico espresso dalle nostre origini.

Ai più scettici parlo in termini di genetica e genealogia, materie incontestabili da chiunque, e punto su una considerazione piuttosto interessante: storicamente siamo gli ignari messaggeri di dialoghi familiari che spesso rimangono incompiuti, e siamo tenuti, anche senza saperlo, a condurre queste missive nel futuro attraverso la nostra vita. Affinché non vada perso quanto di più sacro e prezioso abbiamo ereditato dai nostri avi, ovvero la storia della nostra stirpe, lavoro sulla presa di coscienza che conduce a valorizzare l’eredità biologica e psichica di cui siamo testimoni e fra le cui pieghe, sovente, resta intrappolato qualche dettaglio che se portato in luce libera energia e facilita la conduzione della nostra esistenza.

La Psicogenealogia Junghiana e le Costellazioni Psicogenealogiche sono una materia straordinaria: attraverso l’esplorazione del nostro albero genealogico, durante le sessioni emergono dati significativi che hanno il potere intrinseco di orientarci e fortificarci. Solitamente chi si rivolge a un costellatore ha la necessità di comprendere qualcosa che altre tecniche non sono riuscite a portare alla luce; nella maggioranza dei casi il richiedente è un adulto che si è imbattuto in un ostacolo piuttosto ingombrante: questo normalmente accade verso la metà del cammino della nostra vita e la maturità aiuta a comprendere che il caso o la fatalità non possono essere le uniche bussole che determinato la direzione del nostro vissuto verso il futuro.

Durante le otto puntate, Ada, Sevgi e Layla, amiche dai tempi della scuola, partecipano alle sessioni organizzate e condotte da Zaman, il terapeuta costellatore interpretato da Firat Tanis, e ci mostrano nella pratica in cosa consiste una dinamica costellativa familiare; le puntate e gli argomenti trattati sono adatti anche a chi è estraneo a questi temi. Le immagini sono delicate ed esplicite e indicano una grande preparazione da parte di tutto il cast, che è così composto:

Tuba Büyüküstün è Ada

Seda Bakan è Leyla

Boncuk Yilmaz è Sevgi

Murat Boz è Toprak

Fırat Tanış è Zaman

Rıza Kocaoğlu è Fiko

Serkan Altunorak è Selim

Füsun Demirel è Muko

Umut Kurt è Erdem.

 MENTRE SCRIVEVO QUESTI NOMI HO AVUTO LA NECESSITÀ DI SCOPRIRE I LORO SIGNIFICATI

Quando scrivo un articolo compio sempre una serie accurata di ricerche al fine di evitare anacronismi o imprecisioni, ma soprattutto sono spinta da una curiosità innata che spesso mi rivela particolari che tornano utili per la mia vita o la mia professione. Poiché tutte le parole hanno una loro etimologia e producono una reazione, per via del loro suono o del significato, ho speso del tempo e ho portato a termine una ricerca in cui ho scoperto che ogni personaggio ha un nome particolarmente simbolico: Ada significa isola, Sevgi amore, Leyla notte, Toprak terra, intesa come suolo. Zaman: questo nome ha numerosi significati a seconda se inteso come avverbio, aggettivo, sostantivo; fra i suoi significati troviamo tempo, volta, momento, dunque, quando. Fikret significa pensiero, Selim vuol dire uomo pacifico, Erdem virtù.

Ho scoperto che la varietà dei nomi turchi è davvero vasta. L’ispirazione può essere floreale: Gül (rosa), Ҫiçek (fiore), Defne (alloro), Gonca (germoglio), Nilüfer, che significa Ninfa.

Gül è anche un nome che permette di formare tanti altri nomi composti da donna, come Gülnur, Gülsen, Gülay, Gülbahar (rosa di primavera) ma anche da uomo come Gülali, che sta per la rosa d’Ali.  L’ispirazione dei nomi turchi può essere anche climatica, naturalistica e astrale, con dei nomi molto usati come Güneş (sole), Melek (angelo), Yildiz (stella), Bulut (nuvola), Bahar (primavera), Yağmur (pioggia), Nur (la luce), Damla (goccia), Meltem (brezza), Gizem (mistero), Pinar (sorgente) o Su (acqua); trovo tutto questo meraviglioso e sono convinta che molte persone abbiano in famiglia una persona cara che porta il nome di un fiore o un aggettivo importante.

La nostra famiglia è lo scrigno in cui sono custodite tutte le informazioni che ci riguardano e, anche quando è stata fonte di problemi, dobbiamo renderci conto del valore che ha per noi. Che ci sia gradito o sgradito, siamo legati a coloro che ci hanno dato la vita, inderogabilmente; questa è una frase che ricorre spesso fra le puntate e anche per questa ragione ho la sensazione che questa serie TV abbia i giusti requisiti per meritare un articolo divulgativo. Certo, Netflix non ha bisogno della mia pubblicità per diffondere i suoi prodotti, ma sono dell’idea che attraverso questa mia lettura dell’argomento trattato in Another Self molte persone potranno beneficiare dell’importanza che ha lo studio del nostro genogramma (è una visualizzazione grafica delle relazioni familiari di un soggetto e della sua storia).

Siamo tutti legati da un filo invisibile che attraversa secoli e territori; la vita si sposta da un continente all’altro e comunica messaggi secondo la morale e la cultura dell’epoca in corso. La guerra italo-turca (nota come guerra di Libia, impresa di Libia o campagna di Libia) fu combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero Ottomano tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912, per conquistare le regioni nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica. Ne parlo anche nel mio libro Figli della terra, nel capitolo intitolato Oliver.

A quell’epoca ragazzi nati intorno al 1890 combattevano, spesso senza conoscerne il motivo, contro popolazioni cheerano ritenute un ostacolo alle mire espansionistiche e commerciali italiane.  Anche il poeta Giovanni Pascoli appoggiò l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Impero ottomano; il conflitto libico registrò il primo utilizzo nella storia di automobili in una guerra: le truppe italiane furono dotate di autovetture Fiat Tipo 2 e motociclette SIAMT[1]. Nella nostra famiglia c’è sicuramente un avo che è stato coinvolto direttamente o indirettamente con le persone che oggi vediamo interpretare questa serie TV. Occorre immedesimarsi in ciò che ci circonda per apprezzare il valore del nostro essere e per comprendere quale sia l’essenza vitale racchiusa nel nostro cuore.

Conoscere le nostre origini e portare pace ai gesti che sono stati compiuti dai nostri avi per assicurarsi la sopravvivenza è doveroso! Le loro gesta devono essere riconosciute e celebrate con amore; solo quando riusciamo a comprendere e accogliere le loro scelte, anche le più strazianti o discutibili, l’energia che scorre in noi fluisce senza impedimenti.

Quando un “blocco” ci impedisce di vivere con serenità dobbiamo cercare la genesi del problema.

Di solito è rappresentata dagli ostacoli creati, nel tempo, dalle nostre stesse credenze e dal giudizio che abbiamo emesso rispetto a quegli eventi di cui non eravamo testimoni. È facile ergersi e condannare il passato dei nostri genitori, e il loro agito, senza conoscere le vere ragioni che li hanno spinti a compiere le loro scelte. Uno dei problemi più ingombranti, nelle relazioni familiari, risiede proprio nella mancanza di arbitrarietà da parte nostra.

Prima di prendere una posizione inossidabile, per evitare che essa determini una cascata di incomprensioni e difficoltà, e per scioglierle quando ormai si sono create, occorre fermarsi e percepire cosa è vero e cosa non lo è.

In questo, il campo energetico che si crea durante una sessione di Costellazioni ci può aiutare a com-prendere senza riserve: liberando emozioni come odio, rancore, risentimento, dolore, tristezza “torniamo nel sistema” e possiamo godere degli equilibri che si creano spontaneamente fra le persone dello stesso gruppo, anche quando sono defunte; solo così possiamo “vivere davvero” la nostra esistenza e occuparci del nostro presente e del futuro con serenità.

Another Self vi farà riflettere.

Leggi anche l’articolo: LA SINDROME DEL GEMELLO

CATERINA CIVALLERO Consulente alimentare, facilitatrice in Psicogenealogia junghiana, scrittrice

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