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Dalla piramide al piatto: il corretto consumo di frutta e verdura | di Caterina Civallero

A proposito di libri, Alimentazione Consapevole, News

Avrai già avuto modo di vedere nella sala d’attesa del medico o del Pronto Soccorso, a scuola, nella sala ricreazione della scuola dei propri figli, dal pediatra, dal ginecologo, sui Social o sul Web, il poster della famosa “Piramide alimentare[1]“; consiste in un’immagine molto colorata che illustra e suggerisce quali alimenti favorire e quali utilizzare solo in minima quantità. In pratica la piramide ci mostra che la gran parte della popolazione è decisamente lontana da un comportamento alimentare equilibrato.

Piramide alimentare generica

Ma l’aspetto che più mi preme analizzare è che non è semplice da comprendere per la generalizzazione che offre nel proporre informazioni attraverso le immagini. Decodificarla non è facile e occorre documentarsi approfonditamente per scoprire che si approda a informazioni altrettanto imprecise.

Piramide alimentare vegana

Sul sito del Ministero della Salute compare la voce porzione che viene espressa in “pugni o piatti” offrendo all’utente la possibilità di interpretare a proprio modo l’ammontare della porzione stessa (il pugno si intende aperto o chiuso? Mio padre risponderebbe: aperto!).

Sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità troviamo la voce QB che intende porzioni più precise, ma non è pratico destreggiarsi a comprendere come nutrirsi correttamente in mezzo a sigle e unità di misura approssimative.

C’è uniformità nell’atteggiamento dietetico che spinge a impartire il monito di consumare frutta e verdure in ragione di cinque porzioni al giorno, ma non è sempre chiaro se due debbano essere di frutta e tre di verdura o viceversa. Oltretutto le informazioni ufficiali suggeriscono un consumo di ortaggi e frutta pari a 400 grammi al giorno ma facendo i calcoli i conti non tornano: ragioniamo insieme.

Leggendo questa indicazione scopriamo che: “Con la regola aurea del 5[2] si intendono 2 porzioni di verdura e 3 di frutta, come minimo, ogni giorno.

Per porzioni si intende, ad esempio, un frutto intero (mela, pera, arancia) o 2-3 piccoli (albicocche, susine),  un piatto di insalata (almeno 50 grammi), un mezzo piatto di verdure cotte  o crude, una coppetta di macedonia o un bicchiere di spremuta o di centrifugato.

In generale, per un adulto con una dieta da 2000 calorie al giorno, si calcolano 50 grammi di insalata, 250 grammi di ortaggi (a crudo) e 150 grammi di frutta per ogni porzione”.

Facendo un rapido conteggio il consumo indicato arriva a toccare i 750 grammi giornalieri.

Che confusione!!!

400 grammi o quasi 750 al giorno? La differenza è quasi del doppio!

Facciamo un passo avanti, lasciamo il quesito in sospeso, e procediamo ragionando sulla quota di zucchero ammessa: si parla del 10-12-15%, rispetto all’apporto calorico totale, al giorno. Ovvero su un consumo di 2000 Kcal giornaliere parliamo di 20, 24, 30 grammi al giorno di zucchero.

Espongo nello sviluppo del tema e del libro Un sorso e un morso quanto sia difficile rispettare questa dose e sottolineo che come afferma un interessante articolo[3]: “….che se andiamo a vedere cosa mangiavamo negli anni ’60, si scopre che il consumo di dolci era di 25 g al giorno, esattamente quello che ci viene consigliato oggi dopo anni di studi! Si consumava anche la metà di latticini e carne, e il doppio di cereali, patate e legumi. Senza saperlo, avevamo un’alimentazione più sana”.

Purtroppo le informazioni per comprendere come comportarsi in merito sono a mio avviso obsolete[4]. Riporto le parole dell’articolo di cui puoi trovare il link nella nota sottostante: «Le nuove “Linee guida per una sana alimentazione degli italiani”, salvo rinvii dell’ultima ora sempre possibili, dovrebbero uscire nel 2018, a distanza di 15 anni dall’ultimo aggiornamento. Un capitolo delicato ma fondamentale è quello sugli zuccheri, visto che le agenzie europee per la sicurezza alimentare, la Fao, l’Oms e anche la Fda americana invitano ad assumerne una quantità inferiore al 10% rispetto al fabbisogno calorico giornaliero. La diminuzione riguarda soprattutto la quantità di zuccheri aggiunti, da non confondere con quelli naturalmente presenti nel cibo, come il fruttosio nella frutta e il lattosio nel latte. La distinzione è importante, perché i nutrizionisti ritengono gli zuccheri aggiunti (compresi quelli presenti nei succhi di frutta 100% o nel miele) sostanze in grado di favorire il sovrappeso, l’obesità e la carie.

Visto che quelli naturalmente presenti nei cibi non si possono e non si devono eliminare, l’unica possibilità è ridurre le quantità degli zuccheri presenti nei prodotti industriali come biscotti, dolci, snack, merendine, ghiaccioli e granite, bibite zuccherate… Il buon senso vorrebbe che queste raccomandazioni venissero integrate nelle prossime Linee guida, ma ci sono dubbi al riguardo!»

La confusione parte dall’alto, si è parlato per anni recentemente di diminuire lo zucchero nelle merendine confezionate e si è paventato addirittura di tassarle, poi tutto è sfumato in una bolla di sapone.

È l’Organizzazione Mondiale della Sanità[5] a suggerire con un articolo pubblicato il 23-03-2015 una stretta al consumo di zuccheri aggiunti: le indicazioni parlano di abbassare i valori al di sotto del dieci per cento dell’apporto energetico quotidiano (non più di 50 grammi, pari a circa 12 cucchiaini), se possibile arrivando anche alla metà.

Se valutassimo quanto zucchero è contenuto negli aperitivi e nelle colazioni e merende che quotidianamente ingeriamo senza ragionarci su rabbrividiremmo ma di fronte al sapore dolce certe ammonizioni si dimenticano, e così invece di ridurre la dimensione delle lattine delle bibite in commercio il marketing ha compiuto la scelta di produrre confezioni più strette a alte e da quel momento l’utente ha la sensazione di bere di meno ordinando una lattina in più: c’è da farsi venire le lacrime agli occhi, ma non dal ridere…

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 CATERINA CIVALLERO Consulente alimentare, facilitatrice in Psicogenealogia junghiana, scrittrice

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[1] Venne ideata nel 1992 dal dipartimento statunitense dell’agricolture per orientare gli utenti a una corretta alimentazione. Rivisitata nel 2005 passa da una grafica orizzontale che aveva alla base amidi e cereali a una suddivisione verticale e una nuova ripartizione dei principi nutritivi.

[2] Informazioni disponibili sul sito della Fondazione Umberto Verionesi. https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/ogni-giorno-5-porzioni-e-5-colori.

[3] Articolo tratto da: https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/zucchero-dose-giornaliera-non-superare-tumore-cancro-dieta-sovrappeso-alimentazione/60d3338e-70b9-11e8-8f08-e72858c58491-va.shtml.

[4] https://ilfattoalimentare.it/linee-guida-2018-zuccheri-aggiunti-crea.html

[5]https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/loms-limitare-gli-zuccheri-aggiunti-non-piu-di-12-cucchiaini-al-giorno

 

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